Versi 1990-2019
Versi 1990-2019
Versi 1990-2019
INTRODUZIONE
a cura di Beatrice Audrito
Abruzzese di nascita ma romano di adozione, Oliviero Rainaldi vive e lavora nel Principato di Monaco. Frequenta la Versilia dal 1990 ed è propio questa terra, da sempre meta di artisti e scultori di tutto il mondo, a dedicare a Rainaldi una grande mostra personale intitolata Versi 1990-2019.
La mostra ripercorre gli ultimi trent’anni della ricerca di Oliviero Rainaldi, artista di fama internazionale, soffermandosi sulle opere più rappresentative. Circa cinquanta opere di piccole e grandi dimensioni, appartenenti a diversi periodi creativi, raccontano l’evoluzione dell’artista attraverso lo studio della figura umana, il pretesto per condurre un’indagine più ampia, intima e sistematica, sull’uomo, declinandone le mille possibilità estetico-formali. Una raffinata selezione di disegni, quadri e sculture organizzati in un percorso tematico che mette in luce la grande fede che Rainaldi ripone nell’arte come strumento di conoscenza del mondo e ricerca della verità, perseguita attraverso un attento studio e rielaborazione di soggetti e temi storici, mitologici e religiosi. Nascono così le grandi tele dedicate alla Vergine -una rilettura in chiave contemporanea dell’iconografia classica del nudo sdraiato-, il ciclo pittorico delle Conversazioni, che accompagna la produzione pittorica di Rainaldi fin dal 2000, le opere dedicate alla raffigurazione dei Santi e ai racconti biblici, o il ciclo delle Malebolge, ispirato al poema dantesco dell’omonimo girone infernale. Spunti di riflessione per un’indagine puntuale sull’uomo nella sua relazione con la storia e l’universo materiale e spirituale di cui è parte, che conducono Rainaldi a reinterpretare con finezza la cultura classica, attualizzandone i messaggi.
Senza mai scadere nel mero esercizio stilistico o nel vano reiterarsi della forma, Rainaldi declina la sua arte in una grande varietà di soluzioni estetico-formali, utilizzando i materiali più eterogenei: dalla tela al cartone, dal cemento al gesso, alla terracotta. A guidare Rainaldi nella scelta del medium espressivo è l’idea, il punto di partenza di ciascuna riflessione progettuale, poi declinata dall’artista nella pittura, nella scultura o nel disegno con assoluta libertà espressiva, facendo interagire materiali e supporti inusuali tanto da confonderne spesso i confini. Le opere in mostra svelano la cultura, l’acume e la sensibilità di un artista a tutto tondo che pur nel pieno della maturità espressiva, ha ancora molto da dire.
Ogni opera di Rainaldi è come un mistero da decifrare, il suo linguaggio semplice e asciutto, ripulito da qualsiasi orpello decorativo, delinea con fluidi e semplici tratti volti e figure enigmatiche che appaiono talvolta in attesa, come la figura di Gesù in Golgota, altre volte in divenire, come i corpi inafferrabili e mutevoli del grande trittico Conversazioni. La sua scultura conserva la semplicità e l’eleganza della scultura primitiva; appare sospesa, fuori dal tempo, come la figura di Adamo in Caduti e Battesimi Umani, dove la chiarezza delle linee dei corpi, scolpiti nella materia come appena abbozzati, colloca le sculture in una dimensione mitica e primigenia. Un linguaggio che Rainaldi domina con maestria e grande consapevolezza compositiva, quale risultato di una sorta di smaterializzazione della pittura e della scultura in favore di una dimensione “altra” che guarda alla sublimazione della forma.
Photo credits
Nicola Gnesi - Barbara Cardini